Con ‘Diorama’ è solitamente intesa la rappresentazione in scala di un paesaggio esistente, ma in questo caso il paesaggio non offre riscontro nella realtà poiché privo di referente reale, infatti il referente è astratto, e coincide per inciso con una memoria, la mia. Potremmo chiamarli Paesaggi di memoria dunque, ove al cui interno sono inscenati ricordi insostenibili: da profondi dolori a purissime commozioni, poco importa quali; ricordi con i quali si ingaggia una lotta affinché possano lasciare la memoria libera da pesi e il tempo fluido nel suo scorrere. Ricordi tradotti in elementi crittografici, leggibili come dei geroglifici nei quali la legenda risiede nella posizione, cromatura e materia degli oggetti in scena. L’animale, sempre presente, testimone innocente di tutti i tentativi di dimenticare, è anche colui che non stratifica il tempo come l’uomo, colui che è libero dalla trappola del tempo, lui, aspirazione e contraltare.
Come ulteriore ricognizione dell’enigma si presenta il disegno, ripensamento della scena nei diversi piani di senso, al fine di restituirle la complessità e le possibilità che le sono proprie. Centrum: identificazione del primo motore mobile del ricordo. Culpa: in italiano rimosso, o come suggerisce Junger: “il più vicino è il senza nome”. Congruentia: corrispondenze o emersione delle linee logiche cronologiche fra gli oggetti, ognuno scaturigine dell’altro, consequenziali così come le parole scelte con cura in un discorso. Dormiens: l’animale cade addormentato, in un gesto che svela un messaggio: con la memoria si può perdere e forse è legge destinica che sempre si perda.